Vox Studenti, aprile 2012
Un
giorno questo inutile
ti sarà utile.
C'è
un libro di Peter Cameron, pubblicato da Adelphi (da cui hanno tratto
anche un film) che si intitola Un
giorno questo dolore ti sarà utile,
ecco: in questa sede non mi interessa nulla né del contenuto del
film, né di quello del libro, né di Cameron.
Mi
interessa il titolo, o meglio mi torna utile riprenderlo come più mi
aggrada, e cioè in questo modo: un
giorno questo inutile ti sarà utile.
Cos'è?
Forse una legge suprema, la legge suprema del giovane italiano sotto
i trent'anni (e forse non solo).
Bene,
cosa vuol dire tutto questo? Vuol dire cercare di convincersi che
tutto l'inutile che svolgiamo (scrivere; organizzare; contattare;
intervistare; chiedere per sapere; portare avanti un giornale
universitario senza fondi; cercare di vendere biglietti per un'ottima
rassegna di teatro civile e
altro),
ben consapevoli del baratro che abbiamo di fronte, continuare a fare
il proprio dovere (in sintesi né più né meno che quello) tenendo
conto della relazione che esiste tra impegno e guadagno, continuare a
sapere dentro di noi: un
giorno tutto questo inutile ci sarà utile.
Un
giorno tutte queste inutilità ci serviranno. Un giorno sarà servita
anche l'esperienza di Vox Studenti a tutti noi? Un giorno sarà
servito scontrarsi con mille dubbi e problemi che non facevano
strettamente parte dei nostri doveri di studente. E un giorno tutta
la nostra fatica sui libri ci sarà utile. Ricordiamocelo.
Suvvia, quella è utile: lo sappiamo!
È utile a prescindere. Mai
dimenticarlo. Noi ci crediamo, ancora. Voi? Sì, che ci credete. C'è
poco da deprimersi, ragazzi, una volta svegli dal lungo sonno del
3+2, no? Deprimiamoci durante, allora. Senza lagnarsi, ci si deprima.
Deprimiamoci, svegliamoci ogni mattina coi dubbi e guardiamoli in
faccia uno ad uno; la scadenza della presentazione del piano di studi
segnamola a margine di un foglio scrauso da mettere in agenda: nella
testa lasciamo le informazioni più utili: il sapere che sta entrando
e deve entrare e restare, le nozioni che il tempo filtrerà e
resteranno la nostra cultura e la nostra formazione e l'attività di
studenti.
Professione: studente. È una professione. L'esame non è
un'intervista a punti. Svegliamoci, tutti. Questi sono gli anni in
cui star svegli, il sonno arriverà. Sono gli anni del rischio
dell'impresa, sono gli anni del 'c'ho provato' e passano in fretta e
di colpo, «prima a poco, a poco, poi all'improvviso»: ti ritrovi un
gradino più in alto e non ti è più permesso rischiare; o: provare
tanto per provare. Gli anni dell'università sono gli anni in cui si
decide chi diventare nella vita, c'è poco da girarci attorno: è
così.
Non si sputa addosso alla cultura, alla formazione, non si
sputa sopra la propria formazione e non si danno colpe gratuite a
nessuno, a noi stessi, sì: facciamolo. Ogni tanto fa bene.
Incolpiamoci, processiamoci.
Tutti
lo sapevamo che era difficile la strada davanti a noi, tutti sappiamo
quanti insegnanti ci sono in giro, quanti a spasso. Lo sapevamo
benissimo, e lo sappiamo tuttora che fondamentalmente il mondo d'oggi
ha davvero bisogno di poco e manca di tutto, che abbiamo il tasso di
disoccupazione giovanile al 31,9% e che siamo nel bel mezzo della
crisi e di una tangentopoli senza nome. (olé, il profumo della vita
è evaporato insieme a chi ha sceneggiato Amarcord e viene ricordato
per un'insulsa pubblicità? No, o non del tutto. Che cos'è il tutto?
Pretenzioso. No?)
Il
periodo non è roseo, e Vox Studenti forse, pensate un po': uscirà
in bianco e nero: sciocchezza, questa? Certo, ma in fondo è
perfettamente in linea coi tempi. Il colore costa e forse non
possiamo permettercelo più.
Se
invece c'è una cosa che non è in linea coi tempi ma è un
evergreen, un buon classico da tirar fuori quando serve, quella cosa
è la mente, eh: usiamola. Sapete tutto quelle cose tipo: «il
cervello è come un paracadute funziona solo quando si apre?».
(Apritelo il cervello, in tempi di crisi. Cerchiamo di aprirlo, è
l'unica risorsa che non può toglierci nessuno).
Oppure,
segnatevi questa, questa è bella:
«La
missione di ogni uomo consiste nell’essere una forza della natura e
non un grumo agitato di guai e di rancori che recrimina perché
l’universo non si dedica a renderlo felice» G.B.S.
Quante
volte siamo un grumo agitato di guai e rancori? E quante volte diamo
all'universo – intero, eh: sì, tutto, proprio tutto – colpe
che non ha? Quante volte chi fa qualcosa nella vita, e qualcosa in
cui crede, si trova di fronte a uno specchio che riflette tutto
l'apparente inutile
e tutto il lavoro invisibile in eccedenza rispetto al guadagno che
quel lavoro gli ha dato? Quante? Molte. Una marea di persone fanno i
conti con tutto l'inutile – in tempo di crisi moltiplicatosi in
maniera esagerata – che ruba tempo, energie e quella cosa che un
tempo si chiamava 'entusiasmo'. Bella cosa l'entusiasmo, in tempi di
crisi costa più della benzina che pure è arrivata a prezzi
esagerati.
Ne
avevo, di entusiasmo, quando ho iniziato. Ero l'entusiasmo fatto
persona, poi forse ho perso entusiasmo e sono diventata più persona,
si diventa adulti e a volte è tutt'altro che entusiasmante. (Gianni,
tu e il tuo ottimismo, dove siete? Chiede
labile una voce fuori campo).
L'entusiasmo,
l'inutile, l'utile. E il dilettevole? (Che poi come ci si può
divertire con un parola così vecchia e inutile? L'inutile
'dilettevole'). Vox Studenti è divertente? Dilettevole? Sì: se si
ha uno scopo si prova diletto, è notorio (diletto, invece, è parola
bellissima). E noi, penso, uno scopo ce l'abbiamo ancora. Noi di Vox,
noi studenti, noi italiani sotto i trent'anni. Noi, tutti.
Ma
anche Vox Studenti è un 'inutile', eh! Credetemi: è quanto di più
inutile possa esistere (ah, lo sapete, ah: ok). Oh, noi che ci
scriviamo, io e questi altri matti della nuova compagnia Vox Studenti
(una specie di Compagnia
delle Indie,
ma
con molto poco da commerciare) lo sappiamo benissimo e qualche volta
forse lo pensiamo: un
giorno tutto questo Vox Studenti ci sarà utile? Perché
non molliamo tutto e nelle pause studio non ci divertiamo e basta?
Perché
non studiamo e poi ci concediamo tanta calma invece di affannarci a
fare banchetti (e non dico stravizzi,
naturalmente); perché ci ostiniamo a bombardare le mail del resto
della redazione per ricordare scadenze/cosedafare/cosedarileggereper?
Calma.
La calma.
Ci
sono periodi in cui non esiste, o forse ci sono periodi in cui per
restare calmi bisogna restare in equilibrio sopra la frenesia, questo
è. Sì, va beh, sarà la solita influenza di Vasco Rossi ma non si
tratta di follia (il suo era «equilibrio sopra la follia», ndr),
solo di pura odiosa frenesia (Vasco che tra le altre cose sembra
entrato di forza anche nei titoli in libreria: Cosa
succede in città,
di Santarossa, e Solo
colpa d'Alfredo,
uscito per Cairo Editore).
Parentesi.
Una delle tante. Finestra. Una delle tante.
Aperte, ora: altra finestra: senti Francesco che ti sta
mandando i suggerimenti di lettura per la rubrica (a fine Vox a p. 12
li trovate, e sono belli anche questi, e sono contenta); trova il
tempo di rispondere a una mail importante (le mail importanti aprono
gli occhi); cerca di finire l'articolo sulla rassegna di teatro
civile perché così non è articolo (perché così non è); riprendi
in mano la Moleskine rossa e ritaglia via tutte le cose lasciate in
sospeso e mettiti a studiare, e tutto il resto, tutto quello che non
è studio: un
giorno, forse, anche tutto questo inutile ti (ci/vi) sarà utile. Lo
so, lo so che è così.
(o
forse no?).
Non
è un editoriale, è un editoriale in tempi di crisi di un italiano
ventenne che studia, vede un futuro in bianco e nero e dice: cercherò
di colorarlo. E proveremo a farlo anche in questo Vox Studenti più
pezzente del solito: il vostro Vox
Pezzenti in b/n.
Forse
non sarà possibile ma ci proveremo. Se non sarà possibile vuol dire
che era impossibile. Punto. Tutto, dico. I colori, il bianco e nero,
Vox, il futuro. (Che poi il b/n è elegantissimo).
Affamati?
Folli? Siate, anche, molto pratici. Siamo in crisi, per favore. C'è
poco da girarci intorno. Che sia una mente pratica la nostra, in
tempi di crisi, praticamente.
Tamara
Baris
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