lunedì 21 maggio 2012

gli articoli del numero di aprile online # copertina, editoriale, cit. del mese







Vox Studenti, aprile 2012



Un giorno questo inutile ti sarà utile.

C'è un libro di Peter Cameron, pubblicato da Adelphi (da cui hanno tratto anche un film) che si intitola Un giorno questo dolore ti sarà utile, ecco: in questa sede non mi interessa nulla né del contenuto del film, né di quello del libro, né di Cameron.
Mi interessa il titolo, o meglio mi torna utile riprenderlo come più mi aggrada, e cioè in questo modo: un giorno questo inutile ti sarà utile.
Cos'è? Forse una legge suprema, la legge suprema del giovane italiano sotto i trent'anni (e forse non solo).
Bene, cosa vuol dire tutto questo? Vuol dire cercare di convincersi che tutto l'inutile che svolgiamo (scrivere; organizzare; contattare; intervistare; chiedere per sapere; portare avanti un giornale universitario senza fondi; cercare di vendere biglietti per un'ottima rassegna di teatro civile e altro), ben consapevoli del baratro che abbiamo di fronte, continuare a fare il proprio dovere (in sintesi né più né meno che quello) tenendo conto della relazione che esiste tra impegno e guadagno, continuare a sapere dentro di noi: un giorno tutto questo inutile ci sarà utile.
Un giorno tutte queste inutilità ci serviranno. Un giorno sarà servita anche l'esperienza di Vox Studenti a tutti noi? Un giorno sarà servito scontrarsi con mille dubbi e problemi che non facevano strettamente parte dei nostri doveri di studente. E un giorno tutta la nostra fatica sui libri ci sarà utile. Ricordiamocelo.

Suvvia, quella è utile: lo sappiamo! 
È utile a prescindere. Mai dimenticarlo. Noi ci crediamo, ancora. Voi? Sì, che ci credete. C'è poco da deprimersi, ragazzi, una volta svegli dal lungo sonno del 3+2, no? Deprimiamoci durante, allora. Senza lagnarsi, ci si deprima. Deprimiamoci, svegliamoci ogni mattina coi dubbi e guardiamoli in faccia uno ad uno; la scadenza della presentazione del piano di studi segnamola a margine di un foglio scrauso da mettere in agenda: nella testa lasciamo le informazioni più utili: il sapere che sta entrando e deve entrare e restare, le nozioni che il tempo filtrerà e resteranno la nostra cultura e la nostra formazione e l'attività di studenti. 

Professione: studente. È una professione. L'esame non è un'intervista a punti. Svegliamoci, tutti. Questi sono gli anni in cui star svegli, il sonno arriverà. Sono gli anni del rischio dell'impresa, sono gli anni del 'c'ho provato' e passano in fretta e di colpo, «prima a poco, a poco, poi all'improvviso»: ti ritrovi un gradino più in alto e non ti è più permesso rischiare; o: provare tanto per provare. Gli anni dell'università sono gli anni in cui si decide chi diventare nella vita, c'è poco da girarci attorno: è così. 
Non si sputa addosso alla cultura, alla formazione, non si sputa sopra la propria formazione e non si danno colpe gratuite a nessuno, a noi stessi, sì: facciamolo. Ogni tanto fa bene. Incolpiamoci, processiamoci.
Tutti lo sapevamo che era difficile la strada davanti a noi, tutti sappiamo quanti insegnanti ci sono in giro, quanti a spasso. Lo sapevamo benissimo, e lo sappiamo tuttora che fondamentalmente il mondo d'oggi ha davvero bisogno di poco e manca di tutto, che abbiamo il tasso di disoccupazione giovanile al 31,9% e che siamo nel bel mezzo della crisi e di una tangentopoli senza nome. (olé, il profumo della vita è evaporato insieme a chi ha sceneggiato Amarcord e viene ricordato per un'insulsa pubblicità? No, o non del tutto. Che cos'è il tutto? Pretenzioso. No?)

Il periodo non è roseo, e Vox Studenti forse, pensate un po': uscirà in bianco e nero: sciocchezza, questa? Certo, ma in fondo è perfettamente in linea coi tempi. Il colore costa e forse non possiamo permettercelo più.

Se invece c'è una cosa che non è in linea coi tempi ma è un evergreen, un buon classico da tirar fuori quando serve, quella cosa è la mente, eh: usiamola. Sapete tutto quelle cose tipo: «il cervello è come un paracadute funziona solo quando si apre?». (Apritelo il cervello, in tempi di crisi. Cerchiamo di aprirlo, è l'unica risorsa che non può toglierci nessuno). 

Oppure, segnatevi questa, questa è bella:
«La missione di ogni uomo consiste nell’essere una forza della natura e non un grumo agitato di guai e di rancori che recrimina perché l’universo non si dedica a renderlo felice» G.B.S.

Quante volte siamo un grumo agitato di guai e rancori? E quante volte diamo all'universo – intero, eh: sì, tutto, proprio tutto – colpe che non ha? Quante volte chi fa qualcosa nella vita, e qualcosa in cui crede, si trova di fronte a uno specchio che riflette tutto l'apparente inutile e tutto il lavoro invisibile in eccedenza rispetto al guadagno che quel lavoro gli ha dato? Quante? Molte. Una marea di persone fanno i conti con tutto l'inutile – in tempo di crisi moltiplicatosi in maniera esagerata – che ruba tempo, energie e quella cosa che un tempo si chiamava 'entusiasmo'. Bella cosa l'entusiasmo, in tempi di crisi costa più della benzina che pure è arrivata a prezzi esagerati.

Ne avevo, di entusiasmo, quando ho iniziato. Ero l'entusiasmo fatto persona, poi forse ho perso entusiasmo e sono diventata più persona, si diventa adulti e a volte è tutt'altro che entusiasmante. (Gianni, tu e il tuo ottimismo, dove siete? Chiede labile una voce fuori campo).

L'entusiasmo, l'inutile, l'utile. E il dilettevole? (Che poi come ci si può divertire con un parola così vecchia e inutile? L'inutile 'dilettevole'). Vox Studenti è divertente? Dilettevole? Sì: se si ha uno scopo si prova diletto, è notorio (diletto, invece, è parola bellissima). E noi, penso, uno scopo ce l'abbiamo ancora. Noi di Vox, noi studenti, noi italiani sotto i trent'anni. Noi, tutti.

Ma anche Vox Studenti è un 'inutile', eh! Credetemi: è quanto di più inutile possa esistere (ah, lo sapete, ah: ok). Oh, noi che ci scriviamo, io e questi altri matti della nuova compagnia Vox Studenti (una specie di Compagnia delle Indie, ma con molto poco da commerciare) lo sappiamo benissimo e qualche volta forse lo pensiamo: un giorno tutto questo Vox Studenti ci sarà utile? Perché non molliamo tutto e nelle pause studio non ci divertiamo e basta?
Perché non studiamo e poi ci concediamo tanta calma invece di affannarci a fare banchetti (e non dico stravizzi, naturalmente); perché ci ostiniamo a bombardare le mail del resto della redazione per ricordare scadenze/cosedafare/cosedarileggereper?

Calma. La calma.

Ci sono periodi in cui non esiste, o forse ci sono periodi in cui per restare calmi bisogna restare in equilibrio sopra la frenesia, questo è. Sì, va beh, sarà la solita influenza di Vasco Rossi ma non si tratta di follia (il suo era «equilibrio sopra la follia», ndr), solo di pura odiosa frenesia (Vasco che tra le altre cose sembra entrato di forza anche nei titoli in libreria: Cosa succede in città, di Santarossa, e Solo colpa d'Alfredo, uscito per Cairo Editore).

Parentesi.
 Una delle tante. Finestra. Una delle tante. 
Aperte, ora: altra finestra: senti Francesco che ti sta mandando i suggerimenti di lettura per la rubrica (a fine Vox a p. 12 li trovate, e sono belli anche questi, e sono contenta); trova il tempo di rispondere a una mail importante (le mail importanti aprono gli occhi); cerca di finire l'articolo sulla rassegna di teatro civile perché così non è articolo (perché così non è); riprendi in mano la Moleskine rossa e ritaglia via tutte le cose lasciate in sospeso e mettiti a studiare, e tutto il resto, tutto quello che non è studio: un giorno, forse, anche tutto questo inutile ti (ci/vi) sarà utile. Lo so, lo so che è così. (o forse no?).

Non è un editoriale, è un editoriale in tempi di crisi di un italiano ventenne che studia, vede un futuro in bianco e nero e dice: cercherò di colorarlo. E proveremo a farlo anche in questo Vox Studenti più pezzente del solito: il vostro Vox Pezzenti in b/n.

Forse non sarà possibile ma ci proveremo. Se non sarà possibile vuol dire che era impossibile. Punto. Tutto, dico. I colori, il bianco e nero, Vox, il futuro. (Che poi il b/n è elegantissimo).

Affamati? Folli? Siate, anche, molto pratici. Siamo in crisi, per favore. C'è poco da girarci intorno. Che sia una mente pratica la nostra, in tempi di crisi, praticamente.

Tamara Baris



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