martedì 23 aprile 2013

L’editoriale





L’editoriale

Se facessi vincere la vanagloria, potrei ora quasi gioire. La realtà avvilente della politica universitaria cassinate - e delle peggiori liste civiche del pianeta Terra, con dentro tutto e il contrario di tutto - ha dato spietatamente ragione ai “disfattisti” di Vox Studenti. A Virginia, a Giovanna, a Tommaso, a Gianluca e Mario. Ai nuovi membri della redazione che con coraggio e abnegazione stanno portando avanti un progetto tanto ambizioso, quanto sacrificato. E prim’ancora ha dato ragione a Alessandro, a Alberico, a Chiara, a Roberto, a Errico, a Tamara. Al sottoscritto. A tutto il giornale, che nel numero di gennaio 2011, ha titolato (meravigliosamente) “Ultimo Banco: sarà vera Avanguardia?”. E certo mi rendo conto che potrei andare avanti per anni con la storia dell’ “io l'avevo detto”, da dedicare ai fenomeni iper-apartitici che fino a ieri giocavano al ruolo di leader di una lista civica con dentro comunisti, fascisti, democristiani, grillini, renziani, bersaniani, dalemiani, finiani e berlusconiani, perché, dicevano: “una lista politica, non funzionerà mai, la nostra forza è il fatto di essere apartitici”. Hanno sbagliato tutto. Tutto. E Vox no. Potrei esserne felice. Ma l’autostima non mi è mai mancata. Di conferme non avevo bisogno. Il sentimento dominante, adesso, è la rabbia. La rabbia per un’occasione buttata via (da altri: da noi, no). La rabbia per veder finire la gioiosa macchina da guerra, uccisa – un po’ come il Pd - da quelle stesse diversità che vantava di contenere al suo interno.  In un editoriale di gennaio 2011 (quando ero ancora studente), dopo che una parte di Ub passò alla cassa assicurandosi due senatori accademici, scrissi: «In questa lista da un lato c’è chi con impegno e con passione si impegna per fare il politicante, dall’altro si comincia a ragionare seriamente di politica. Due modi di intendere e di fare, che ora hanno bisogno, per il bene di entrambi, di differenziarsi e caratterizzarsi per quello che sono. Il tempo, per ragioni anagrafiche, lavora per il nuovo gruppo di “dissidenti”: ristretto e magari privo al momento di una forte base elettorale nelle facoltà, ma sicuramente innovativo per il nostro ateneo e ricco di idee da sviluppare. Chi troverà il coraggio di fare questo salto di qualità e raggruppare attorno a sé un gruppo di studenti che condividono un determinato modo di fare politica, magari perderà le prossime elezioni studentesche, ma di certo avrà il merito di creare nelle nostre facoltà movimenti all’avanguardia mai esistiti finora che potranno rivoluzionare nel prossimo futuro tutto il panorama della politica universitaria cassinate». Sono passati 28 mesi, da quella mia riflessione. Quel coraggio richiesto, almeno finora, non c’è stato. E così – ormai è noto a tutti – Ub non ha vinto le elezioni dello scorso anno. Bensì, grazie a un’immensa generosità del presidente Polizzi, ha stravinto in tutto, e su tutto. Finché, a neanche un anno di distanza, la situazione è implosa. I fatti sono noti a tutti, inutile ripeterli. Inutile cercare le colpe. Anche perché, non ci sono colpe o colpevoli da ricercare. Sarebbe ingeneroso e intellettualmente disonesto non riconoscere gli sforzi compiuti dall’ex presidente – che ha traghettato Ub al trionfo – così come non si può non riconoscere il grande lavoro che stanno compiendo tutti i rappresentanti eletti. Ma fare i rappresentanti non significa stare solo al servizio degli studenti su orari, esami, tasse e quant’altro. Significa mettere in campo anche delle scelte politiche. Difficile, in questo momento storico, difendere la politica e i partiti. Ma, almeno in ateneo, in questo ateneo, già abbiamo pagato le scelte “grilline” (in questo abbiamo preceduto e anticipato il M5S) con movimenti che contengono al loro interno  tutto e il contrario di tutto, ma non hanno la cosa principale che si chiede a chi fa politica: l’identità. Per questo, se è vero che la rabbia è tanta (anche io, pur se scettico, per un attimo ho creduto liste così potessero funzionare) non demonizzerei la scissione di Ub. Anzi, mi sentirei di incoraggiarla. Ne usciranno ridimensionate certamente entrambe le parti per numero di consensi e di voti alle prossime elezioni. Ne uscirà rafforzata, invece, la parte che, più dell’altra, anziché pensare alle prossime elezioni universitarie, si spenderà, a favore delle prossime generazione di universitari. Offrendo loro la possibilità, una volta “sbarcati” in ateneo, di militare attivamente in una lista che abbia una chiara identità. Che non abbia la pretesa di far star dentro, in malo modo, riformisti e conservatori. Ma che ben rappresenti gli elettori di quella parte. Non saranno queste, o le prossime elezioni, a incoronare questo processo. Ma il tempo, com’è noto, è galantuomo. Auguri.

Alberto Simone e la redazione di Vox Studenti